Ti AMO da MORIRE… ti amo da IMPAZZIRE… (ma anche NO, grazie!)

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Stamattina di ritorno dalla mia colazione con una cara amica, passo accanto ad una coppia e sento:

“Ti amo da MORIRE”

No dai!!!
MAYDAY MAYDAY!!!
Cerco il cornetto, il ferro di cavallo, i gioielli che non ho!!!
Per favore, miglioriamo il nostro linguaggio, mettiamola in positivo!!!

Ti amo e basta è molto molto meglio… e magari il nostro compagno, moglie, fidanzata, (qualunque dei nostri cari) … non si sentirà caricato/a di un peso inutile e davvero soffocante da portare. #dipendenzaaffettiva in agguato, attenzione!

Riprogrammiamo questo linguaggio, ascoltiamoci quando parliamo! coglieremo decine di queste espressioni improponibili… cerchiamo di raccoglierle e trasformarle in qualcosa di rigenerante per noi e per gli altri.


Buona giornata! 😉

SaraMaite

L’immagine, trovata su internet, è di proprietà di chi l’ha scattata.

5 Comments

  1. Anche se probabilmente tu hai voluto svelare certa ipocrisia che sta dietro le parole, credo che non sia neanche giusto invitare eccessivamente alla mitezza, alla ragionevolezza…Magari la coppia stava assaporando la felicità dello stare insieme e ha trovato il modo più immediato per esprimere il desiderio di eternizzare quel momento.

    Spesso la cinica iperiflessione distrugge ogni passionalità : alla ”spontaneità del sentimento” si sostituisce il ”calcolo del sentimento ”

    ”La nostra è un’epoca essenzialmente ragionevole, riflessiva, senza passione, che avvampa fugacemente d’entusiasmo e sverna fugacemente in indolenza” S. Kierkegaard – forse perché, aggiungo io, chi ci osserva lo fa per tagliare le ali ad ogni nostro slancio vitale.

    ”Neppure l’immediatezza dell’amore ai nostri giorni è allegra come il giglio del campo, e agli occhi degli amanti più splendida della gloria di Salomone” S. K.

    P.S. : Tuttavia neanche a me piacciono le coppie che si mettono in mostra; ad esempio quelli che si baciano ”stile film americano classico” come se gli altri stessero li a filmarli 🙂 – ma questo non ha nulla a che fare con il sentire di cui ti dicevo sopra.

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    1. Ciao Renzo…

      Enunciare la mia felicità parlando di morte mi pare un filo strano… sarà 😉

      Nel mio post, parlo dell’utilizzo del linguaggio in modo inappropriato.
      Le parole hanno un enorme peso. Le parole creano. Il Verbo crea.

      Nessun atteggiamento “in mostra” da parte della coppia, che peraltro non mi ha procurato fastidio alcuno.
      Anzi, se ci fosse un’espressione d’amore quasi filmica, plateale… sarei felice, viste le tristezze che ci vengono propinate nella vita reale ed in tv ogni giorno. Un po’ di “amore sparso”, farebbe solo bene.

      Ciò cui ho assistito era un semplice abbraccio, molto sentito. Fin lì, tutto bene.
      Parte l’accompagnamento: “ti amo da morire”.
      Fine della poesia.

      Il mio è un tentativo di far emergere dal linguaggio utilizzato da molti in modo naturale e totalmente inconsapevole, le parole che celano significati profondi di morte e di autodistruzione in associazione, in questi casi, ad un sentimento che dovrebbe essere gioioso e positivo per la coppia.
      (Ma di esempi come questi, al di là del caso specifico della coppia, te ne potrei portare a decine relativamente a svariati ambiti: non ce la posso fare, sono stanco morto, sono così distrutto che potrei suicidarmi, se non mi ama l’ammazzo, oddio quanto sto male tu non puoi capire, oggi mi sono ammazzato di fatica, … gente, qui si raddoppia il peso del nostro vissuto, rendiamocene conto!)

      Lo si dice persino ai figli, “ti amo da morire”… ma che roba è?

      La spontaneità del sentimento nel momento in cui lo manifestiamo, dà luogo all’esposizione senza freni di emozioni che evidenziano questioni interiori di un certo peso.
      Non sempre, e meno male!

      Qui per me il romanticismo decade: struggersi sino alla morte per amore, ricambiato o meno che sia – e qui appariva ricambiato – è quanto di più malsano possa esistere nella coppia, che si consuma nel tempo, autoalimentandosi nella distruzione.
      “Se io muoio per te, tu devi morire per me. Moriresti per il mio amore? No? non moriresti? allora non mi ami abbastanza!” … ed inizia la tragedia.

      Esiste una passione sana? struggente sì, ma non mortifera?
      Io credo di sì… una passione vissuta col sorriso, con la gioia, con la commozione, col desiderio, e perchè no, pure con le lacrime.
      Quella passione che ti fa smaniare fino al prossimo incontro, certo, ma… tutti vivi e tutti con la voglia di godersela fino in fondo questa emozione così forte!

      E con le lacrime agli occhi per l’emozione, stringendola forte a sè, le gridò: “Ti amo così tanto che ho voglia di viverti tutta!!!”

      Ciao e grazie per il commento!

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      1. Tutto quello che dici è condivisibile ed effettivamente anche nell’amore, nel desiderio si cela il desiderio di morte, ( a livello più o meno conscio); tuttavia credo che in questo caso – sicuramente tu stessa avrai letto Freud – non bisogna chiamare in causa eccessivamente la psicologia del profondo.

        Quando mi scappa di dire ”ti amo da morire” può significare che ”in questo momento sono felice”.. Infatti la felicità è un sentimento che esiste solo nell’istante e già il pensiero (seppur facendo parte del presente) anticipatorio sul futuro potrebbe distruggerla. Dire ti ”amo da morire” potrebbe valere quasi come allo scattare una fotografia: imprigionare la luce riflessa da due corpi – felici in un determinato momento – in una pellicola è tentare di far durare più a lungo possibile la sensazione di quel vissuto..

        Certo che sul morire per Amore ce ne sarebbero tante altre di riflessioni, ad esempio, rifacendosi al mito, chiedersi perché Orfeo si gira a guardare Euridice, restituendola alla morte? rispondendo a questa e a tante altre domande sul mito potrei ricollegarmi ad alcune cose che hai detto ed accordarmi a certe tue considerazioni ma non voglio annoiarti…Magari un giorno scriveremo qualcosa insieme, scherzo 🙂

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  2. Voglio essere più sottile: perchè per esprimere la mia felicità parlo di morte?

    Che sia perchè la morte in sè porti un concetto di rigenerazione e rinascita? esattamente come rappresenta nel suo vero ed originario simbolismo l’Arcano XIII dei Tarocchi?
    Come in realtà la morte è: rinascita, cambiamento, rinnovamento.

    Veniamo ad Orfeo.
    Orfeo ha chiesto pietà agli Dei: senza Euridice non può vivere (e già qui c’è un problema di fondo: non è indipendente, non è in grado di vivere autonomamente).
    Vi prego! riportatela in vita!!!
    Accordato. Roger.

    … Ma non essendo ancora pronto a fidarsi di loro (manco si fida di se stesso), ha perso Euridice, e come stupirsi!!!
    La sua mancanza di Fede, la sua diffidenza nei confronti del Divino e della Vita, gli ha giocato un pessimo scherzo. Ad Orfeo manca l’accettazione dell’impermanenza dell’esistenza umana.
    La passione cieca gli ha impedito di amare liberamente questa donna fin dall’inizio.

    (Non era focalizzato… e qui torniamo su un discorso già affrontato.)

    Tanto era in balia di se stesso e delle sue emozioni da non saper distinguere la realtà dalla fantasia.

    Ovidio mi incuriosisce quando scrive questa frase:

    “(Euridice) Così morì per la seconda volta ma non si lamentò affatto del marito (di cosa avrebbe dovuto lamentarsi se non di essere stata amata così tanto?) e infine gli diede l’estremo saluto.”

    Come mai Ovidio commenta con questa domanda “tra parentesi”?
    La ripeto:
    “di cosa avrebbe dovuto lamentarsi se non di essere stata amata così tanto?”

    Mumble mumble…

    La prima volta Euridice muore fuggendo dalla passione distruttiva di un amante che non accettava, imbattendosi nel serpente (simbolo non da poco).

    La seconda volta Euridice muore per mano della passione morbosa (tanto morbosa da non saper accettare la morte che è parte della vita) del marito.

    Di cosa avrebbe dovuto lamentarsi Euridice?
    Un paio di cose mi verrebbero in mente… giusto un paio 😉

    Le tue considerazioni non mi annoiano affatto, mi piace dibattere, sei sempre il benvenuto!

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