Coscienza percepita e coscienza nascosta: “io vedo, io vado!”

“Coscienza di sistema, buona coscienza, irretimento sistemico, coscienza percepita e coscienza nascosta, colpa e innocenza:
IO VEDO —> IO VADO”.
Avere la “coscienza a posto”, sistemicamente parlando, significa sapere che un certo tipo di comportamento mi garantisce l’appartenenza al clan di origine (nel sistema famiglia).
La coscienza sporca non è tanto per l’atto in sé quanto per il significato che quell’atto rappresenta per il sistema di appartenenza:
“sei diverso da noi? sei fuori!”
Ecco l’aggancio tra la “coscienza di sistema” e il mio bisogno di essere visto e amato.
“Si è sempre fatto così… per la nostra struttura ha sempre funzionato: tu sei diverso, devi cambiare!”.
Per un membro inconsapevole del sistema, l’atto di buona coscienza ha un senso rispetto al sistema di origine, non rispetto alla sua centratura personale e all’adesione alla sua Essenza di essere umano, ed è frutto di un meccanismo prevalentemente proiettivo.
A sua volta, il sistema di origine ha una sorta di meccanismo di salvataggio interiore che protegge il clan da cambiamenti che potrebbero essere considerati pericolosi per la sua sopravvivenza e induce silenziosamente i suoi membri ad agire senza centratura.
Questa è la percezione primaria del soggetto che decide di esperire un’azione “differente” rispetto alla regola del sistema: “Se agisco, non mi amerà più nessuno!” E in virtù di quell’amore, si cambia rotta.
Spesso non è solo una percezione, ma una vera e propria realtà: il sistema per salvaguardarsi, tende ad ostacolare quell’atteggiamento in modo più o meno forte e chiaro.
(Tutti hanno lavorato nell’azienda di famiglia, perchè tu no? Tutti fanno figli, tu no, perchè non li fai? tutti si sposano, tu no, perchè non ti sposi? tutti in famiglia sono avvocati, tu perchè vuoi fare il musicista? di musica non si vive! e così via… fino ad agganciarsi ad episodi ricorrenti ben più dolorosi, come morti, violenze, avvenimenti spiacevoli di varia natura. Pensiamo alle faide familiari ereditate senza possibilità di decidere se davvero si vuole continuare, perpetuate di padre in figlio, a catene di aborti, a catene di gravidanze difficoltose…).
A volte qualcun altro in passato si era sganciato dal comportamento del gruppo: quel qualcuno venne a suo tempo isolato e dimenticato, o ricordato come la pecora nera del sistema e messo da parte.
Inconsapevolmente, nel momento in cui decidiamo di aderire al sentire interiore e di vivere in base al nostro tempismo divino e al nostro daimon, dal sistema di origine veniamo sovrapposti a quella figura, identificati come “pericoloso freelancer” e messo in quarantena. 

Come agiamo o reagiamo a questo meccanismo?
Questo è il punto: il nostro comportamento sarà fatto di “azione o reazione”?
Viviamo nel paragone costante con il sistema di origine? Ci accorgiamo che il bisogno di approvazione ci fa rimanere costantemente agganciati ad esso in un vissuto di “reazione”?
Quanto influisce il dolore interiore per il distacco dai comportamenti eterni di quel sistema?

Quali sono i possibili passaggi da compiere per perseguire l’azione e lasciar andare la reazione?

 

SaraMaite

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