È la mente che prevarica il cuore…Ma è il cuore che sente!
Sentimento e pensiero due realtà separate tra di loro! E di solito la parte pensante è quella che prende il sopravvento, anche perché è più facilmente indotta dai condizionamenti e dai vissuti…
Tutta la nostra vita, dal momento del concepimento alla fine dei nostri giorni, è pilotata da eventi, situazioni, promesse ed artefatti, che incidono sulla struttura portante del nostro carattere e quindi sul nostro stato di salute, sia fisico che mentale.
Sapere che ruolo ha avuto e ha il concepimento sulla struttura comportamentale di un individuo è fondamentale, perché il non prendere coscienza di questa tematica porta tanti individui a lottare nel corso della loro vita, senza capire minimamente che questo sbarramento nasce ancora prima della vita.
Bambini non desiderati, bambini rifiutati o abortiti “psicologicamente ” ancor prima della nascita, sono individui che, pur nascendo nel tentativo di risolvere le problematiche irrisolte dei genitori, giocoforza porteranno dentro di sé l’ ombra del padre o della madre, o di entrambi.
Quando nasciamo scrutiamo le cose, ma non pensiamo. Ascoltiamo, tocchiamo, vediamo, annusiamo, parliamo, ma ancora non pensiamo! A mano a mano che cresciamo perdiamo l’ identitá di ciò che è reale, di ciò che è naturale, del bambino puro dentro noi.
Il comprendere o meglio ancora la consapevolezza di determinati eventi costituisce la colonna portante per la costruzione del nostro carattere e per la visione del nostro “destino”.
Sapere se fu vero amore l’accoppiamento dei nostri genitori, dell’ ovulo o dello sperma quando ci hanno generato è fondamentale, dato che questo viene registrato come un “malessere cellulare” all’interno del feto che ritrovandosi in una cassa armonica, quale l’utero, amplifica le tematiche mal vissute dal genitore, sotto forma di paura, angoscia, tristezza, frustrazione, collera…
Questa trama cellulare, che si sommerá alle altre trame relazionali della vita quotidiana, influenzerá il vissuto dell’ individuo che non riesce a riconoscersi come soggetto libero e staccato dal vissuto dei propri genitori. E dovrà comportarsi secondo schemi di comportamento atti a reprimere i suoi bisogni, i suoi sentimenti.
Significativo l’ esempio del bambino “represso” già quando la mamma lo allatta: là dove non c’è partecipazione nell’ atto, ma solo l’ obbligo di una poppata per non sentirlo piangere, porterà l’ adulto a crisi di panico, paura della vita; e questo divario tra ciò che il cuore sente e ciò che viene registrato dalla mente potrebbe essere riempito con surrogati quali cibo, alcool, sesso, droga…
Se reprimiamo ciò che è stato alla base del nostro concepimento, della nostra storia familiare, della nostra entrata in questa vita, lasceremo un vuoto non appagato, lotteremo contro il padre e o la madre senza considerare che sono stati figli a loro volta è che potrebbero essere a loro volta “bloccati” dai loro genitori.
Il nostro mal vissuto è registrato a livello genetico, viene trasmesso a livello ereditario e come dimostrato dal premio Nobel 1981 per la medicina, la biologa statunitense Barbara McClintok, che scoprì i “geni che saltano” (jumping genes), le alterazioni avvenute in un “tempo” più o meno lungo, dal concepimento alla manifestazione clinica organica, si ripercuoteranno sull’ organo bersaglio dove ritmo e tempo vengono scanditi come un orologio e se non viste e risolte, potranno produrre delle mutazioni genetiche.
Se un feto si sente “fuori luogo” e “fuori tempo” nel grembo materno, da adulto qualsiasi situazione similare funzionerà come un detonatore che accenderà una miccia preesistente già codificata nell’ individuo stesso.
Il pensiero è analitico e divide le cose per poterle definire. Ma è l’ Amore quello del quale il nostro cuore ha veramente bisogno.
Elisabetta Adele
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Per saperne di più:
Guay M., 2001. Terapie Energetiche e Polarità Umana. Herpes Edizioni, Roma
Russel P.J., 2002. Genetica. Edises, Napoli
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