Prenderci colpe non nostre, chiedere scusa inutilmente, ci avvilisce, ci fa chiudere le spalle e ci rende deboli.
È come porsi in ruolo di colpevole senza esser responsabili di un accaduto reale.
Questi atteggiamenti sono figli inconsapevoli del desiderio di essere accettati.
Figli della paura, del rifiuto e dell’abbandono.
Possiamo osservarli quotidianamente, nelle relazioni affettive e nelle relazioni di lavoro, e nella vita di ogni giorno.
Ciò che spesso non vediamo, ma la nostra ombra lo sa, è che il destinatario di questo nostro comportamento tende ad irritarsi, perché lo pone in posizione di superiorità non richiesta e gli toglie la possibilità di vivere una relazione (anche momentanea) alla pari.
Al contrario, chi si assume la responsabilità di un comportamento dannoso effettivamente esperito, ripristina equilibrio, giustizia e rispetto nel sistema.
SaraMaite
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Un pensiero di cuore a Paolo Villaggio