Il Cervo – Il Mondo dei Simboli

 

Ultimamente sono incappata più volte nell’immagine del cervo, pertanto accolgo questo messaggio della Vita e vi riporto quanto scritto da un testo autorevole in tema di simboli.

Che una creatura compaia nei nostri sogni o nella realtà, per la nostra zona d’ombra fa poca differenza.
Cerchiamo di rendercene conto quanto prima. Ci pensate mai?
La pubblicità li usa di continuo, se solo fossimo abbastanza svegli da accorgercene!

Ergo, la vita di g
iorno e la vita di notte, per quanto concerne il movimento della nostra zona oscura, non fa distinzione.Così come si dorme di giorno ad occhi aperti possiamo decidere di dormire la notte operando sogni vigili e vissuti con presenza. Ma questa è un’altra storia 😉

Vi ricordo che il cervo è un simbolo ricorrente nel film Harry Potter,

Harry_Potters_Patronus
“Il cervo selvaggio vagando il sentiero, salva l’anima umana dal suo pensiero” (William Blake, Auguries of Innocence)

il cervo è il suo “patronus” e nemmeno in quell’occasione risulta essere un’immagine casuale…

Buona lettura!

IL CERVO

Indugiando sul sentiero illuminato dalla luna piena, tra il Cielo e la Terra, avanzando con passo leggero tra il “qui” e il “non qui”, con il muso rivolto all’indietro, questo cervo, di un bianco splendente, fa da ponte tra il mondo terreno e quello spirituale, incarnando il regno simbolico ed intermedio dell’anima verso cui il cervo vuole condurci.

Manto vellutato, muso teneramente umido, occhi castani luccicanti sotto le lunghe ciglia, zampe snelle ed aggraziate: la natura del cervo è espressione di purezza e sublimità.

Accanto al trono del Buddha, è spesso raffigurata una coppia di cervi. Lo stesso Buddha in una vita precedente, si era reincarnato in un cervo dorato dalla voce melodiosa, la cui missione era calmare le passioni degli umani sprofondati nella disperazione e condurli l’ottuplice sentiero.

La sua prudenza leggiadra, i balzi eleganti, le apparizioni improvvise e le rapide sparizioni, collegano questo animale al Mercurio alchemico, la sostanza psichica che fa da intermediaria nella trasformazione, ma anche ai sentieri tortuosi e indiretti del pellegrinaggio o dell’iniziazione, che cambiano costantemente direzione o, come il cervo, spariscono all’improvviso.

Il misterioso rumore di zoccoli che, di tanto in tanto, sentiamo nel sottobosco ai lati di un sentiero tortuoso, appartiene ad una creatura nascosta che ci insegna a percorrere il nostro cammino con placida riverenza verso l’invisibile e l’ignoto.

Il cervo è venerato in tutto il mondo per i suoi palchi alti, simili a rami, che si rinnovano ogni anno, simbolo della fertilità, della rigenerazione e della rinascita, del passare del tempo e dei flussi e riflussi della crescita spirituale.

Ogni inverno i palchi cadono per poi ricrescere in primavera con una ramificazione in più, ad indicare l’aumento dell’età e della forza.

Con l’autunno hanno perso il morbido velluto e i cervi si preparano alla stagione degli amori.

Espressione della virilità, i richiami imperiosi, i bramiti fragorosi ed il rumore dello scontro delle corna dei maschi in competizione, sono udibili a chilometri di distanza: il trionfatore avrà il diritto ad accoppiarsi con una dozzina di femmine. Dopo una gestazione che dura tutto l’inverno ed il parto avviene in primavera, la femmina affamata si allontana per pascolare, lasciando il cucciolo inodore ed immobile, rannicchiato tra l’erba alta, reso invisibile dal manto mimetico pezzato. Il cerbiatto poi inizierà a seguire la mamma, imparando a muoversi, ad esplorare e a nascondersi in piena luce.

A differenza di pecore e capre, con la loro natura gerarchica e perciò domabile, il cervo, più solitario, sfuggente e territoriale, riluttante a vivere in spazi confinati, non è facilmente addomesticabile, il che suscita in noi soggezione e rispetto sin dai tempi antichi.

(…)

Dall’Europa antica al Giappone medievale e al Nord America degli indiani nativi, i cacciatori acquisirono una conoscenza dei movimenti dei cervi tale da far nascere la credenza che queste creature potessero  spostarsi da un mondo all’altro con un agile balzo.

Il dio celtico degli animali della foresta, Cernunnos, adornato di palchi frondosi, radunava le anime dei morti per scortarle nell’aldilà, accompagnato dalla dea della caccia Flidass che, come la sua controparte greca Artemide guidava un carro trainato da cervi.

Collegando il cervo ai misteriosi passaggi di nascita, morte e trasfigurazione,  i miti narravano di femmine di cervo gravide che nuotavano fino all’isola di Artemide, la Madre Cerva,  per partorire, oppure del cacciatore Atteone trasformato in un cervo, poi sbranato dai suoi stessi segugi,  come punizione per aver spiato la dea mentre faceva il bagno.
Di fatto esiste un’equivalenza inconscia tra il cacciatore ed il cacciato.

Esiste una leggenda cristiana che racconta di un cervo che si era addentrato nel fitto bosco per avvicinare un soldato che lo stava cacciando. Il cervo poteva “cacciarlo mentre lui lo cacciava”. Alla fine, il soldato si troverà di fronte al crocifisso, spuntato miracolosamente tra il palco dell’animale.
Così, il cacciatore e la caccia sono nel fondo segretamente identici: il cercatore e la meta spirituale ed il cammino che porta ad essa, sono tutt’uno.

By SaraMaite

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Informazioni sul simbolo tratte da: “Il Libro dei Simboli” – Ed. Taschen, Colonia, 2010 – pagg. 284-287

Foto tratta da: http://www.migratoria.it

19 Comments

    1. Yakushima, è l’isola dove hanno ambientato l’anime.
      Piena di cervi e scimmie e non è raro trovarle sulla schiena di questi.
      E gli spiritelli possono essere uditi e visti… vi sono foto chiare.
      L’isola, perfortuna, è stata preservata dall’ingorsigia capitalistica umana, visto che i Giapponesi non usano andare in vacanza (poveri loro), così lo spiritonche alberga in ogni cosa, ha la possibilità di “vivificarsi” dopo centinaia d’anni, e li d’alberi secolari e alcuni che raggiungono il millennio, ve ne sono tanti.
      Che isola!

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        1. sto bene grazie, spero anche te.
          c’è stato di più. Io a quell’isola mi sento legato, e ti assicuro l’anno scorso che non sono andato ne ho avvertito il richiamo.
          E’ un esempio di come potrebbe essere il mondo se l’uomo stesse al suo posto.
          Prima, in Yakushima, facevano cerimonie preparatorie verso la foresta per tagliare gli alberi e vi era un maestro che decideva quali piante potevano essere tagliate.
          Ma l’isola nel suo insieme è uno spettacolo, l’acqua è tra le più pure che si trovano in Giappone, vi sono i pesci volanti che tornano al fiume per riprocrearsi, le tartarughe anche, le terme e d’inverno anche la neve.
          spettacolo

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  1. Dovresti dare come sottofondo ai tuoi sogni un po’ di dream pop, oggi esiste pure la variante hypnagogic XD…
    Un po’ perturbante anche il cervo che compare nel film ” Una storia vera” – mi pare.
    Ciao,
    Renzo

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      1. Sara sarai sempre la benvenuta! Anche io tornerò nel tuo blog. Qualche tempo fa ho letto qualcosa di Jung e magari qualche tuo articolo mi aiuterà a capire meglio – mi pare che un po’ le tue proposte si avvicinino allo psicanlista svizzero, Naturalmente passerò anche per qualcosa di più naif, ma in fondo cosa c’è di pi più naif di certi sogni!

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  2. Sara, come ti dicevo sto leggendo dei testi che trattano del mito di Orfeo – forse ancora non sono arrivato a quelli più poetici. Non ti racconto tutto il mito con i relativi significati, cosa che magari farò in un mio futuro post. Comunque il musico Orfeo, persa la sua sposa Euridice per via del morso di un serpente, non vuole più instaurare rapporti con le altre donne della Tracia. Allora queste ultime da Baccanti invasate scaricano tutta la loro violenza su Orfeo. Ti cito il testo di Ovidio in cui c’è l’immagine del cervo;le Baccanti sono sul punto di sferrare gradualmente il massimo della loro violenza su Orfeo:

    ”Poi con le mani che stillano sangue si volgono contro di lui e si accalcano come uccelli che scorgono un rapace notturno vagare confuso nella luce del giorno; lui come un cervo all’alba nel chiuso spazio dell’anfiteatro, destinato a morire nell’arena, preda dei cani [..]”

    Sara ti ho trascritto questa parte più crudele del mito, tuttavia – seppur crudeli per via della perdita, della separazione, dell’elaborazione del lutto ecc. – il mito è pieno di immagini poetiche come quelle che fanno sfumare la figura di Euridice tra la vita e la morte, sotto gli occhi piangenti di Orfeo.

    Non sono molto informato sul tuo campo di studi, tuttavia penso che i miti siano alla base anche della varie teorie psicoanalitche e psicologiche – magari su questo terreno potremo trovare molti spunti comuni. Ti immagini potremo tenere una conferenza sul cervo che poverino spesso è associato a circostanze meno mitologiche e poetiche :-).- scherzo.

    Per ora il cervo ha incastrato tra le sue corna qualche nostro discorso :-). Ma non diventiamo troppo intellettuali :-), devo vedere se anche nel tuo blog c’è qualche torta 🙂

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  3. p.s.: ho appena riletto il testo che hai trascritto sul cervo e mi rendo conto che i riferimenti al mito greco ci sono. Eppure oggi leggendo il passo di Ovidio mi ero ricollegato a te più per libera associazione che per il testo che hai trascritto…Evviva il cervo!:-)

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      1. Saranno le coincidenze significative di Jung – che non ho capito bene :-). Anche io credo nel caso e in nessun destino precostruito, magari per quello interiore si può fare qualcosa!
        Grazie Sara,appena ho tempo do un’occhiata alle tue ricette, comunque ieri notte prima di andare a dormire sono passato sulle tue tisane e devo dire che hanno avuto il loro effetto.
        Buon Pomeriggio,
        Renzo

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  4. Pingback: design e benessere

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