Recensione: “E tu… cosa fai per vivere il Tuo Infinito?”

Ecco la risposta di Novecento – con riferimento alla città di New York – in seguito alla proposta di Max di lavorare a terra:
(Il video del monologo finale di Novecento)

“Tutta quella città … non si riusciva a vederne la fine … la fine! Per cortesia, si potrebbe vedere la fine?

Era tutto molto bello su quella scaletta, e io ero grande, con quel bel cappotto, facevo il mio figurone.
E non avevo dubbi, che sarei sceso, non c’era problema …

Non è quello che vidi che mi fermò Max, è quello che non vidi … puoi capirlo?
Quello che non vidi … In quella sterminata città c’era tutto tranne la fine.
C’era tutto. Ma non c’era una fine.
Quello che non vidi è dove finiva tutto quello: la fine del mondo.

Pianoforte

Tu pensa ad un pianoforte. I tasti iniziano? I tasti finiscono! Tu lo sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti.
Non sono infiniti loro.
Tu sei infinito.
E dentro quegli 88 tasti, la musica che puoi fare è infinita. Questo a me piace. In questo posso vivere.

Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti … Milioni e miliardi di tasti che non finiscono mai … e questa è la verità: che non finiscono mai.

Quella tastiera è infinita. Ma se quella tastiera è infinita allora su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare.
E sei seduto sul seggiolino sbagliato. Quello è il pianoforte su cui suona Dio …

Cristo, ma le vedevi le strade?! Anche soltanto le strade, ce n’erano a migliaia!
Ma dimmelo: come fate voialtri laggiù a sceglierne una? A scegliere una donna … una casa … una terra che sia vostra … un paesaggio da guardare … un modo di morire …

Tutto quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n’è!
Ma non avete paura voi di finire in mille pezzi solo a pensarla a quella enormità? Solo a pensarla … a viverla!

Io ci sono nato su questa nave … e vedi, anche qui il mondo passava … ma a non più di 2000 persone per volta.
E di desideri ce n’erano! Ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave, tra una prua e una poppa.
Suonavi la tua felicità su una tastiera che non era infinita … Io ho imparato a vivere in questo modo.

La terra è una nave troppo grande per me. E’ … una donna troppo bella … un viaggio troppo lungo … è un profumo troppo forte … è una musica che non so suonare.

Non scenderò dalla nave. Al massimo, posso scendere dalla mia vita”.


By SaraMaite

Brano tratto da:

La leggenda del pianista sull’oceano“, 1998, Soggetto e sceneggiatura di Giuseppe Tornatore dal monologo teatrale “Novecento” di Alessandro Baricco, regia di Giuseppe Tornatore, musiche di Ennio Morricone.

“Monologhi e scene memorabili al cinema – Antologia Critica”, a cura di Arcangelo Mazzoleni e Francesca Mazzoleni, 2009 Roma, Dino Audino Editore

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