Molto molto tempo fa Ercole ebbe la ventura di imbattersi nel famoso cane infernale Cerbero.
Nella furia della lotta la bestia tricipite sbavò con tale foga, nel tentativo di liberarsi dalla stretta dell’eroe, che alcuni spruzzi di quella bava caddero nei campi circostanti una regione sul Mar Nero, e da essa nacque la velenosa pianta dell’aconito (Aconitus Napellus).
Era anche detta erba di Ecate, poiché questa lugubre divinità sarebbe stata la prima a farne uso. Esperta di veleni era anche la famosa Medea, d’altronde figlia di Ecate, la quale tentò di avvelenare Teseo propinandogli una coppa di vino affatturato con dell’aconito.
Ovidio dice che deriva il suo nome dal fatto che nasce tra le rocce (dal greco aconè, roccia).
Tutte le specie del genere aconitum, ferox, vulparia, napellus, ecc. sono fortemente velenose e i galli ed i germani erano soliti intingere la punta delle armi nel succo di queste piante, così come abbiamo riferito anche per l’albero del Tasso. Anche i condannati a morte veniva giustiziati con esso, trovandolo più rapido come effetto della cicuta.
Grazie a: http://www.praticomondo.net – rielaborazione de “gli Orti di Priapo” e http://pianteefiori.blogspot.it/2007/10/aconito-aconitum-napellus.html