Anello – il Mondo dei Simboli

Tratto da: “Il Libro dei Simboli” – Ed. Taschen, Colonia, 2010 – Pag. 546

Nell’anello la forma divina del cerchio diventa tangibile, si incarna nella vita reale. Un anello è privo di inizio e di fine, ininterrotto e immutabile, pertanto è un’immagine dell’eternità e dell’infinito.
Tuttavia, nel contempo, la sua forma chiusa sottintende completezza, contenimento, stabilità.
Questo aspetto di chiusura, di circoscrizione, è implicito in una varietà di anelli: il ring della boxe, l’arena circolare del circo, così come l’anello che si indossa al dito.

Forse a causa dello strano accoppiamento tra effetti sconfinati ed al contempo circoscritti, gli anelli vengono utilizzati per simboleggiare un vincolo, un legame, una promessa, un voto o un patto.
Dai tempi degli antichi romani, le promesse di matrimonio così come lo sposalizio stesso erano simboleggiati da anelli al dito (l’anello matrimoniale si indossa all’anulare della mano sinistra, perchè in tempi antichi si riteneva che un’arteria o un nervo si estendesse da questo dito raggiungendo direttamente il cuore).
La suora indossa un anello in quanto sposa di Cristo. L’anello pescatorio del Papa, che mostra l’apostolo Pietro nell’atto di lanciare la rete, testimonia il legame tra il papa, successore di Pietro e la Chiesa; questo legame, e l’anello che lo simboleggia, si spezza alla morte di ciascun papa (Enc. Brit. 4: 800).
Ma il valore simbolico dell’anello come elemento vincolante e di collegamento va anche oltre, fino a rappresentare l’asservimento. L’origine dell’anello da dito, secondo lo storico romano Plinio, affonda le radici nella mitologia greca, con Prometeo che fu incatenato ad una roccia da Zeus come punizione per la sfrontatezza del furto del fuoco divino. Fu rilasciato prima che la pena fosse del tutto scontata, ma gli fu imposto di indossare un anello della catena in cui era incastonato un frammento della roccia, come un anello da dito. Si trattava di un simbolo della sua punizione e della sottomissione a Zeus. Fu la prima volta che un anello venne indossato da qualcuno ed in onore di Prometeo gli uomini iniziarono ad usarlo a loro volta (Avery, 935).
Il leggendario re Policrate lanciò nel mare il suo anello, con un magnifico smeraldo incastonato, quando iniziò a sospettare che alla sua straordinaria buona sorte sarebbe seguita inevitabilmente, la sfortuna. Con la disgrazia di perdere il suo adorato anello egli intendeva evitare le maledizioni ben maggiori di cui aveva timore. Tuttavia l’anello tornò in suo possesso quando fu pescato il pesce che lo aveva ingoiato, e in seguito il tiranno fu catturato e crocifisso, a dimostrazione che ognuno è legato al suo destino, ne è prigioniero, e non può sfuggirgli (Avery, 909).
In tempi più antichi, si sfilavano gli anelli alle persone prossime a morire in modo che potessero essere liberate di lacci di questa vita. Gli anelli sono un emblema e anche una fonte magica di potere.
Nelle dita di re o saggi, simboleggiano l’autorità, che si può anche trasmettere ad altri, tramite l’anello stesso: “il faraone disse a Giuseppe:”io ti metto a capo di tutto il paese d’Egitto”. Il Faraone si tolse di mano l’anello e lo porse sulla mano di Giuseppe…” (Genesi 41,41-42). Si riteneva che la saggezza di Salomone derivasse dal suo anello magico (EdR, 4:312), così come i successi in battaglia di Giovanna d’Arco (MM 17:387).
In tempi passati, si reputava che l’anello di un re avesse poteri curativi derivanti dalla sua persona e che esistessero altri anelli con poteri di guarigione e protezione: le epidemie venivano scongiurate con anelli su cui era raffigurata la Sacra Famiglia; nel Medioevo, in Inghilterra i “cranperynges” (lett. anelli contro i crampi) realizzati in argento benedetto da un sacerdote, curavano l’epilessia, “convulsioni e attacchi di ogni tipo” (Opie, 327).
Nelle fiabe abbondano gli anelli magici che conferiscono a chi li indossa poteri immensi. In alcuni racconti, i loro effetti sono immediatamente tangibili: “…egli… spostò l’anello da una mano all’altra, e saltarono fuori trecento uomini robusti e centosettanta cavalieri che chiesero subito: “che cosa ci ordini di fare?”” (Guterman, 33). Gli eroi delle fiabe beneficiano del potere dei loro anelli magici, ma la simbologia più recente si concentra maggiormente sui pericoli connessi. In epoca moderna, Wagner nel ciclo di opere “L’anello del nibelungo” e J.R.R. Tolkien ne “il Signore degli Anelli”, ci hanno regalato epopee costruite su questo tema. Questi anelli moderni, che simboleggiano l’impulso dell’uomo al potere, sono maledetti alla fonte, e apportano corruzione morale e disgrazie ai loro proprietari, e potenzialmente a tutto il mondo. Sebbene coloro che li indossano credano di avere il controllo sugli uomini e sulla natura, è evidente che loro stessi sono schiavi della loro dipendenza demoniaca nei confronti del potere (DdS, I: 56-57). Proprio come Dio nella sua totalità, anche l’anello, almeno in apparenza può simboleggiare questo diabolico binomio amore-potere.
By SaraMaite
Elenco fonti:
Avery C. B., The New Century Classical Handbook NY 1962
Guterman N. T., Russian Fairy Tales, NY, 1973
Opie I. A., A Dictionary of Superstitions,Oxford e NY, 1989

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